Che cos’è l’Epatite C?
L’Epatite C ( HCV ) causa l’infiammazione del fegato. In passato era chiamata Epatite non-A non-B, l’Epatite C venne scoperta all’inizio degli anni 70. Non lo era fino al 1989; comunque, quando venne disponibile l’esame per la ricerca degli anticorpi specifici del virus, questo permise di effettuare gli esami di routine.
Ogni anno, 150,000 – 190,000 americani contraggono l’Epatite C.
In Italia, dai dati del Progetto Dionysos emerge che ci sono circa 2 milioni di soggetti positivi per il virus dell’epatite C, cioè portatori di anticorpi Anti-HCV. Questo numero raddoppia nel Sud d’Italia e raggiunge valori che fanno considerare questa infezione un vero e proprio problema sociale. E’ tipico un gradiente Nord-Sud e un gradiente in aumento con l’età. Il 40-50% di questi soggetti è ammalato di epatite cronica che evolve poi verso la cirrosi ed il tumore del fegato (Epatocarcinoma).
In Italia, anche se la infezione sta scomparendo e rimane relegata ai soggetti a rischio, che sono i soggetti che fanno uso di droghe endovena, ci sono circa 2500 soggetti ogni anno che contraggono l’infezione da HCV. L’infezione da HCV è attualmente, in Italia, la causa piu’ frequente, dopo l’alcol di malattia cronica del fegato e ogni anno il 2-3% dei soggetti cosiddetti portatori di HCV inattivi va incontro ad epatite cronica, l’1% di soggetti con epatite cronica da HCV va incontro a cirrosi e il 4% dei soggetti con cirrosi da HCV ogni anno muore (nel 75% dei casi di epatocarcinoma).
Informazioni maggiori su questa patologia si possono comunque ottenere consultando il sito del Comitato Epac all’indirizzo www.epac.it
Chi è a rischio?
Persone a rischio comprendono ognuno che ha avuto una trasfusione di sangue prima del 1989, lavoratori nel settore sanitario, persone che fanno uso di droghe, pazienti in emodialisi, e quelli che hanno o si sottopongono a tatuaggi. Comunque, una percentuale stimabile attorno al 40% non ha una storia identificabile di esposizione al virus.
Come viene trasmesso l’HCV?
Il virus si trova nel sangue. Alcuni ricercatori hanno trovato testimonianza della presenza del virus nel liquido seminale e nella saliva. Comunque, molti studi non hanno confermato ciò, e oggi si pensa che attraverso questi fluidi non si trasmetta il virus.
Il virus può essere trasmesso da uno scambio di rasoi, di aghi, spazzolini da denti, lime da unghie o perfino da forbici da barbiere, tatuaggi, perforazioni corporali o aghi per l’agopuntura usati da una persona infetta. Tutte le persone con HCV sono potenzialmente contagiose.
Diversamente dell’Epatite A e B, un’infezione precedente non produce immunità. L’HCV è responsabile del 90% dei casi di Epatite collegati alla trasfusione, ma le trasfusioni oggigiorno difficilmente trasmettono
l’infezione perché i donatori del sangue vengono esaminati e controllati scrupolosamente.
Il potenziale di trasmissione da una madre infetta al suo neonato appare essere meno del 5%.
Comunque, la trasmissione sembra dipendere dal livello del virus nel sangue materno e dai contatti tra sangue materno e sangue del neonato.
In Italia, i soggetti che hanno contratto l’epatite C in seguito ad una trasfusione eseguita prima del 1989, e che lo possono dimostrare attraverso il possesso di una copia della cartella clinica ospedaliera del reparto dove sono stati ricoverati ed hanno subito la/le trasfusione/i dove risulti che sia stata effettuata la/le trasfusione/i possono ottenere un indennizzo dalla Stato Italiano (Legge 210/92). Per maggiori informazioni su questo vedi il capitolo Indennizzo Epatite C o consulta i siti: http://www.epac.it o
http://www.indennizzolegge210.it .
C’è un vaccino per l’Epatite C?
Non c’è un vaccino per l’HCV e le vaccinazioni contro l’Epatite A e B non procurano l’immunità contro l’Epatite C. Ci sono varie famiglie di HCV e le mutazioni che i virus subiscono rende difficoltoso la preparazione di un vaccino. Inoltre, non ci sono delle efficacie preparazioni di gammaglobuline.
Quali sono i sintomi?
La maggior parte delle persone infette col HCV non hanno sintomi. Il periodo di incubazione è dovunque da 2 a 26 settimane. Esami di funzionalità epatica possono variare dall’essere elevati fino ad essere di valori normali per varie lunghezze di tempo che vanno da settimane fino a durare per anni in modo intermittente. Persino se hanno dei normali esami di funzionalità epatica, vengono chiamati portatori e possono trasmettere la malattia ad altri. Il virus è nel loro sangue e può causare danno alla cellula epatica. Se i sintomi sono presenti, possono essere molto leggeri e simil-influenzali: nausea, fatica, perdita dell’appetito, febbre, mal di testa, e dolori addominali.
La maggior parte delle persone non hanno itterizia ( colorazione gialla della pelle e degli occhi), comunque può qualche volta capitare con urine scure.
Come posso sapere se ho l’HCV?
La presenza del virus dell’Epatite C può essere determinato da un semplice e specifico esame del sangue che rivela gli anticorpi contro l’HCV: comunque, non distingue tra infezioni acute e croniche. Questo esame non è una parte di un controllo di routine fisico, e le persone devono chiedere ai loro medici di far un esame per l’Epatite C.
L’esame che rivela gli anti-HCV ha una sensibilità di circa il 90%; comunque, esami supplementari, come il dosaggio dell’HCVRNA dovrebbero essere usati solo dallo specialista per confermare il risultato. Gli anticorpi possono non essere presenti nelle prime quattro settimane di infezione in circa il 30% dei pazienti.
Una biopsia epatica può essere d’aiuto nel determinare la progressione della malattia.
Starò bene?
Alcune persone, ma molto poche (10-15%) sono in grado di purificare spontaneamente il loro sangue dal virus. Più della metà dei casi riferiti ogni anno diventano cronici, il che significa che il livello degli enzimi epatici rimane elevato per almeno sei mesi dopo l’infezione acuta. Gli enzimi Alanino-amino-transferasi (ALT) e Aspartato-amino-transferasi (AST) vengono rilasciati quando le cellule epatiche muoiono.
Elevati livelli di ALT e AST possono apparire e sparire per tutta la durata dell’infezione.
Gli esami correnti esami non possono predire se l’infezione virale diverrà o no cronica, sebbene la maggior parte delle persone infette diventano croniche. Il termine Epatite Cronica persistente o Epatite Cronica attiva non sono più usati perché i medici credono adesso che la forma persistente, un tempo pensata di essere innocua, può qualche volta progredire in una più seria malattia del fegato, includendo la Cirrosi.
Che cosa significa Epatite Cronica?
L’epatite cronica HCV correlata si riferisce a infezioni che non si risolvono entro sei mesi dopo l’avvento
dell’infezione acuta. La malattia progredisce gradualmente per un periodo di 10-40 anni. Alti livelli di ALT e AST rivelano un danno epatico in corso, ma non predicono con esattezza la serietà del danno epatico.
Una biopsia epatica può identificare il tipo e il grado del danno ed è il miglior metodo per determinare la serietà della malattia. Si pensa che il 20-30% dei pazienti con Epatite C cronica svilupperà la Cirrosi (cicatrizzazione del fegato risultante dalla morte delle cellule del fegato).
L’insufficienza epatica e la morte possono capitare nel 25% di questi pazienti anche se la malattia può
decorrere per molti anni. Pazienti con Epatite C cronica sembrano aver aumentato il rischio di sviluppare il Carcinoma Epatocellulare ( Cancro primario del fegato ), che può capitare anche 30-40 anni dopo l’infezione iniziale.
Qual’è il trattamento?
Attualmente, l’unico trattamento approvato dal Ministero della Sanità Italiano e dagli organismi internazionali è l’interferone alfa-2b in forma peghilata solitamente associato ad un altro anti-virale, la ribavirina.
Un trattamento precoce è generalmente raccomandato perché alcuni pazienti con una leggera Epatite C cronica possono andare incontro allo sviluppo di una Cirrosi.
La selezione dei pazienti per il trattamento è determinato da persistenti ritrovamenti di ALT alterate e di una biopsia epatica che rivela presena di infiammazione anche lieve, piuttosto che la presenza o l’assenza di sintomi. Il trattamento viene prescritto solo dagli specialisti gastroenterologi o epatologi perché il farmaco viene dispensato gratuitamente solo su prescrizione ospedaliera od universitaria con piano terapeutico personalizzato. La terapia consiste in una iniezione intradermica da eseguire una volta la settimana a da 4-6 pastiglie da assumere tutti i giorni. Il dosagio comunque va sempre personalizzato sulla base del peso e della tolleranza del paziente. Può avere un numero di effetti collaterali che includono sintomi simil-influenziali: mal di testa, febbre, fatica, perdita di appetito, nausea e vomito. La severità e il tipo degli effetti collaterali differiscono per ogni individuo. Individui con una precedente storia di depressione significativa non dovranno essere trattati con Interferone.
La medicazione può anche interferire con la produzione di cellule bianche del sangue e di piastrine attraverso la depressione del midollo spinale. Sono richiesti periodici esami del sangue per monitorare le cellule del sangue, le piastrine, e gli enzimi epatici.
Mentre l’80-90% dei pazienti rispondono inizialmente, un 20-30% ricade nella malattia quando il trattamento è sospeso dopo sei mesi od un anno. La durata del trattamento è di 6 o 12 mesi a seconda del genotipo di virus HCV presente e della carica virale. Oggi comunque si ottiene una “guarigione” o meglio una scomparsa del virus dal sangue (HCVRNA negativizzazione) nel 60-80% dei casi. La percentuale di negativizzazione dell’HCVRNA è piu’ alta ed il trattamento è piu’ breve quando il genotipo HCV è diverso dal genotipo 1b. Ricercatori stanno studiando altri farmaci che da soli o in combinazione con l’Interferone proveranno di avere più successo. Correntemente, almeno un terzo di tutti i trapianti di fegato negli Stati-Uniti e quasi la metà in Italia vengono eseguiti su pazienti affetti da cirrosi epatica da HCV in stadio finale.
Purtroppo, è molto frequente la re-infezione da HCV nei soggetti trapiantati di fegato e, occasionalmente, questo richiederà un secondo trapianto. Ogni malato di Epatite C non dovrebbe bere nessuna bevanda alcolica.
Come posso proteggere gli altri e prevenire l’Epatite C?
In questo momento nessun vaccino è disponibile. Occorrerà prendersi cura nel manipolare qualsiasi cosa che possa avere su di esso del sangue di una persona infetta cosi come rasoi, forbici, spazzolini da denti, tosatori, lime da unghie, tamponi o pannolini sanitari,ecc. Occorre comunque avvisare sempre oltre ai propri familiari ed il proprio partner, anche il proprio medico e il proprio dentista che si è portatori di HCV.