I tumori del fegato sono classificati in primari o primitivi (cioè con origine dal fegato) o secondari o metastatici
(che si diffondono al fegato da un altro organo del corpo). I tumori primari o primitivi del fegato
possono essere ulteriormente divisi in quelli che sono benigni ( non cancerosi e che rimangono nel fegato ) o maligni ( cancerosi e che possono propagarsi ad altre parti del corpo ).
Tumori Benigni
Il più comune tumore benigno primitivo del fegato è un EMANGIOMA CAVERNOSO. Questo tumore, cosi come altri tumori benigni, è scoperto solitamente per caso nel corso di una ecografia epatica o di una TAC. L’Emangioma Cavernoso o angioma può essere diagnosticato con una ragionevole precisione attraverso l’uso della diagnostica per immagini, utilizzando oggi non solo la TAC con mezzo di contrasto, ma anche l’ecografia con mezzo di contrasto. Finché non diventa molto grande (maggiore di 15-20 cm), non è richiesta nessuna terapia specifica, ma soltanto controlli saltuari, a cadenza annuale o biennale. Questo tumore può ingrandirsi nelle donne che fanno uso di anticoncezionali estro-progestinici (la “pillola”); di conseguenza i medici raccomandano spesso di cessare l’uso della pillola anticoncezionale o della terapia sostitutiva ormonale post-menopausale.
Gli altri comuni tumori benigni del fegato sono chiamati ADENOMA EPATOCELLULARE e IPERPLASIA NODULARE FOCALE. Entrambi questi tumori vengono generalmente scoperti anch’essi per caso, sebbene l’adenoma epatocellulare abbia un sostanziale rischio di sanguinare all’interno del tumore e entro la cavità peritoneale. L’uso di un certo numero di esami diagnostici per immagini, e occasionalmente un’arteriografia epatica o una biopsia epatica, possono essere necessari per fare la diagnosi di questo tumore. Gli adenomi epatocellulari sono anche completamente sensibili alla terapia ormonale e possono regredire quando viene sospesa l’assunzione della pillola anticoncezionale o degli ormoni. Se fattibile, la rimozione dell’adenoma epatico può essere raccomandato soprattutto se è di grosse dimensioni, allo scopo di prevenire la possibilità di sanguinamento e/o di rottura.
Tumori Maligni
Il più comune tumore maligno primitivo del fegato è il CARCINOMA EPATOCELLULARE. Il tumore primario del fegato in Italia, negli ultimi 10 anni, è in costante aumento e ogni anno nel nostro paese ci sono circa 3500 pazienti che muoiono di carcinoma epatocellulare. In Italia, ciò è dovuto principalmente all’invecchiamento dei pazienti con cirrosi da virus C. Comunque, in altre parti del mondo come l’Africa, il
Sud- Est asiatico, e la Cina, è uno dei maggiori problema di salute, causando il 50% dei casi di cancro visti in queste aree. Questa grossa differenza nelle varie aree geografiche della terra si pensa sia dovuta alla più alta percentuale di popolazione portatrice del virus dell’Epatite B, che predispone allo sviluppo del carcinoma epatocellulare e che, in quei paesi a scarsa redditività economica, non si puo’ prevenire attraverso la vaccinazione di massa dei neonati. E’ stato infatti riconosciuto alcuni anni fa che i portatori cronici del virus dell’Epatite B, in particolare modo quelli con Epatite cronica o Cirrosi, sono sostanzialmente a maggior rischio di sviluppare un carcinoma epatocellulare. Recenti studi, tra cui anche il Progetto Dionysos, indicano che pazienti che hanno una lunga durata di infezione cronica da virus dell’Epatite C sono anch’essi esposti ad un aumentato rischio di sviluppare un carcinoma epatocellulare, sebbene il rischio esatto sia incerto.
Certe tossine e sostanze chimiche sono anch’esse raramente associate col cancro al fegato. In Africa, l’aflatossina, un prodotto della muffa trovato in riserve di arachidi o altri alimenti costituiti prevalentemente da frutta o semi secchi malconservati, è stato riconosciuto come una causa di cancro al fegato.
Infine, certe malattie diverse dall’Epatite cronica da virus B o C sono associate con un aumentato rischio di carcinoma epatocellulare. La Cirrosi da emocromatosi è associata ad un sostanziale rischio di carcinoma epatocellulare una volta che la Cirrosi si sia sviluppata. Pazienti con una Cirrosi alcolica di lunga durata sono anch’essi a rischio di sviluppare questo tumore. Due disordini congeniti, il deficit di alfa-1-antitripsina e la tirosinemia, possono anch’esse sviluppare un carcinoma epatocellulare.
Metastasi o tumori secondari del fegato vengono da cancri originati in un’altro sito dell’organismo. Siccome il fegato filtra il sangue proveniente da tutte le parti del corpo, è spesso la sede nella quale le cellule cancerogene verranno alloggiate e si svilupperanno in noduli metastatici. Un fegato ingrossato secondario ad un cancro può essere un precoce segno di cancro in altri organi. Un cancro secondario o metastatico non dovrebbe essere confuso con un cancro primario del fegato.
Un cancro primitivo del fegato può essere scoperto attraverso uno screening di pazienti ad alto rischio o per caso nel corso di un esame ecografico o una TAC dell’addome eseguito per un’altra ragione, o può essere scoperto a causa di sintomi di solito abbastanza vaghi, come dolore addominale, stanchezza, febbricola. Studi portati avanti in diversi paesi hanno dimostrato che lo screening periodico dei pazienti a rischio (quelli sostanzialmente con cirrosi epatica) attraverso l’ecografia epatica ed il dosaggio di un marker di tumore del sangue, chiamato alfa-fetoproteina, può condurre ad una precoce scoperta di piccoli carcinomi epatocellulari che poi possono essere curati con successo attraverso varie tecniche.
La diagnosi di cancro primitivo del fegato è tipicamente fatta attraverso la diagnostica per immagini, cioè l’ecografia epatica senza o con mezzo di contrasto, la TAC o la risonanza magnetica, spesso in combinazione con la misurazione dei livelli della alfa-fetoproteina nel sangue. La diagnosi finale è confermata da una biopsia ecoguidata o TAC guidata del nodulo epatico sospetto per epatocarcinoma. A volte, ma oggi sempre piu’ raramente, può essere necessario esaminare anche le arterie e le vene del fegato per mezzo di una arteriografia epatica, in particolare modo se viene preso in considerazione un intervento chirurgico. Il trattamento del cancro primario del fegato può essere diretto verso una cura, o focalizzato a lenire i sintomi e il prolungamento della vita. Quando il tumore è piccolo e limitato ad un lobo del fegato, la rimozione chirurgica offre una possibilità di cura. Se il tumore è più grosso e coinvolge più di un lobo del fegato in modo da non poter essere rimosso, è stato eseguito anche il trapianto del fegato.
In entrambi i casi, la percentuale media di cura si aggira solo sul 20-30% dei casi, il che ha limitato alquanto l’uso del trapianto del fegato per questo problema. Negli ultimi anni tuttavia, grazie anche al lavoro di valenti equipe chirurgiche italiane, si sono definiti criteri diagnostici ben precisi per avviare il paziente con tumore primitivo del fegato (o epatocarcinoma o HCC) al trapianto di fegato, ottenendo percentuali di sopravvivenza post-trapianto sempre piu’ alte. Ci sono anche nuove terapie che offrono una buona cura del carcinoma epatocellulare. In particolare modo, l’iniezione diretta di alcool dentro il tumore attraverso un piccolo ago o la bruciatura del nodulo attraverso una sonda particolare (termocoagulazione) o l’embolizzazione attraverso l’iniezione nel ramo della arteria epatica che porta sangue al nodulo maligno di un specifico agente chemioterapico (chemioembolizzazione), hanno prolungato la sopravvivenza. Queste misure oggi vengono spesso utilizzate in combinazione, in sequenza o accoppiate alla resezione chirurgica o al trapianto del fegato.
NB: maggiori dettagli si possono trovare sul sito: www.chirurgiadelfegato.it di cui si ringrazia la collaborazione.