Unamolecola di nuova generazione in grado di arrestare il danno a carico del fegato nel 96% dei pazienti affetti da epatite B cronica è protagonista del 59° congresso dell’American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) in corso a San Francisco.
Oltre 6 mila scienziati di tutto il mondo hanno assistito alla presentazione dei risultati di una ricerca che ha coinvolto anche 4 centri italiani: si tratta diuna terapia orale a base di un farmaco efficace, disponibile in Italia da un anno, che non genera mutazioni genetiche del virus e non lo rende quindi inattaccabile. Per la prima volta la ricerca ha fornito dati così favorevoli e per un periodo tanto lungo di osservazione in pazienti affetti da epatite B cronica
“Questi nuovi dati – afferma Pietro Lampertico, docente dell’Università degli Studi di Milano – confermano che un trattamento a lungo termine con questo potente farmaco antiretrovirale non causa insorgenza di resistenze ed è potenzialmente in grado di arrestare il danno al fegato, migliorando la fibrosi epatica”.
Un vantaggio reale per chi è colpito da una delle infezioni più comuni al mondo: i pazienti affetti da epatite B cronica, infatti, sono costretti a convivere con una malattia che può degenerare in patologie più gravi, tra cui il tumore al fegato.I portatori cronici del virus sono circa 400 milioni al mondo e circa 700 mila nel nostro Paese, dove ogni giorno 57 persone muoiono per cirrosi o tumore epatico. Il problema, in Italia, è che solo 20 mila persone accedono ai trattamenti necessari per tenere sotto controllo una malattia infettiva potenzialmente grave, che può evolvere in cirrosi nel 10-20% dei casi

 

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